Banca del Giappone rimette lo yen sotto i riflettori
Uno sguardo alla giornata sui mercati europei e globali, di Wayne Cole.
La Banca del Giappone ha fatto calare il sipario sulla "settimana delle banche centrali" senza intervenire sui tassi ma mettendo di nuovo sotto i riflettori lo yen.
Le comunicazioni dell'istituto centrale nipponico possono essere spesso di difficile interpretazione ma, per fortuna, questa volta il comunicato è stato breve: cinque paragrafi in cui è sono state usate per otto volte le parole "moderato" o "moderatamente" per descrivere il contesto economico.
Un passaggio degno di nota è quello finale, in cui è stato posto l'accento sui mercati finanziari e valutari, con un chiaro riferimento ai recenti, forti movimenti dei listini e dello yen.
Nel documento si osserva che ora più che in passato è probabile che i movimenti dello yen abbiano un impatto sui prezzi, lasciando intendere che una valuta più debole contribuisce all'inflazione più che in passato, cosa non particolarmente gradita.
Questo riferimento ha prodotto un apprezzamento dello yen, a 142,30 sul dollaro, anche se la divisa nipponica resta in forte calo a livello settimanale. Il cross euro/yen è in rialzo dell'1,7% a livello settimanale e il dollaro australiano del 2,6% il che ci dice che, forse, le operazioni di carry trade sono tornate in auge.
I mercati sono ora concentrati sulla conferenza stampa del governatore della Banca centrale del Giappone, Ueda, dalla quale si aspettano qualche dettaglio in più sulle prospettive dei tassi, e in particolare cercheranno di capire se la riunione di ottobre sarà l'occasione per un rialzo.
La maggior parte degli analisti interpellati da Reuters indica un rialzo di 25 punti base a dicembre. (0#BOJWATCH)
Il Nikkei ha chiuso in rialzo dell'1,53% mentre la maggior parte dei listini asiatici ha ricalcato il rally di Wall Street ancora in scia al taglio dei tassi della Fed.
La banca centrale cinese ha sorpreso gli investitori decidendo di lasciare invariati i tassi di riferimento e ha dovuto intervenire sui mercati valutari per impedire che lo yuan salisse ancora, dopo aver toccato il massimo di 16 mesi.
Chi vede il bicchiere mezzo pieno sostiene che il ritardo sia dovuto al fatto che i tagli dei tassi potrebbero essere ricompresi in un più ampio pacchetto di stimoli del quale però parla dai tempi della pandemia senza che nessuno lo abbia mai visto. Altri sospettano che la Banca centrale cinese sia più preoccupata per il calo dei rendimenti delle obbligazioni e dei margini di profitto delle banche e che quindi prima debba allentare i requisiti di riserva.
Un'ultima parola sulla curva dei rendimenti. Per due anni un'inversione della curva avrebbe dovuto segnalare una recessione all'orizzonte, ma la crescita degli Stati Uniti è stata superiore alle previsioni.
Ora siamo alle prese con la dis-inversione della curva che in economia significa che la recessione è imminente. I consumatori però continuano a spendere, le richieste settimanali di disoccupazione hanno toccato il minimo da maggio e l'indicatore piuttosto affidabile Atlanta GDPNow mostra una crescita nel terzo trimestre del 2,9%.
Non si può avere tutto e subito, e forse la curva non è infallibile.
Principali 'driver' di seduta:
- Gb, vendite al dettaglio,
- Canada, vendite al dettaglio
- Germania, prezzi alla produzione
- Ue, indice fiducia consumatori
- Interventi banchieri centrali, Catherine Mann (BoE), Christine Lagarde (Bce), Patrick Harker (Fed), Tiff Macklem (Banca del Canada)